Un museo a Roma per Beniamino Gigli, il sogno dei familiari
Un museo a Roma per Beniamino Gigli. Un luogo nel centro della città che celebri il gigante della
lirica del Novecento attraverso le foto, i documenti originali, gli articoli
della stampa italiana e internazionale che hanno scandito la sua carriera
stellare, dal debutto al Teatro Sociale di Rovigo nel 1914, l'esordio alla
Scala nel 1918 e la ''conquista'' dell'America nel 1920 sul palcoscenico del
Metropolitan che prima di lui aveva visto trionfare Enrico Caruso. È il desiderio dei familiari dell'artista, amato anche per
aver esportato in tutto il mondo successi popolarissimi come ''Non ti scordar
di me'' e ''Mamma'', brano che anche il suo amico Padre Pio - raccontano - gli
chiedeva di cantare ad ogni loro incontro. ''Vorremmo esporre e rendere fruibile a tutti la collezione
che conserviamo a casa'' dice la pronipote Asia Beniamina Gigli, 26 anni,
ingegnera gestionale che dal bisnonno ha ereditato la passione per la musica
laureandosi anche in pianoforte. È lei ad aver raccolto l'impegno a continuare
l'attività della Associazione Beniamino Gigli jr, fondata nel 2007 dal padre,
medico pediatra morto nel 2020, per alimentare la memoria del tenore di
Recanati con un premio ai cantanti affermati, l'assegnazione annuale di borse
di studio alle giovani promesse della lirica e iniziative benefiche per i
bambini. Un museo dedicato a Beniamino Gigli esiste da tempo nella
città dove nacque nel 1890. La volontà di crearne uno di respiro più ampio
nella capitale guarda ai visitatori italiani e stranieri e al coinvolgimento
degli interlocutori istituzionali destinatari dell'appello, il ministero della
Cultura, il Teatro dell'Opera e il Comune di Roma. ''Vorremmo che nascesse qui perché
è qui che nonno ha vissuto tanti anni - spiega Asia Beniamina - ha studiato al
Conservatorio di Santa Cecilia dove ho studiato anch' io, la piazza del Teatro dell'Opera
è intitolata a lui. È stato un grande italiano ed è un peccato che proprio a
Roma non sia celebrato come merita''. Perché va ricordato, quale segno ha
lasciato nella storia della musica? ''Possiamo considerarlo il Bach o il Mozart
della lirica, il capostipite del Belcanto e della tecnica vocale non come
iniziatore ma come identificatore. Non lo dico non da nipote ma da musicista.
Tutti gli studenti studiano Beniamino Gigli perché aveva una tecnica vocale
unica e finora non replicabile, aveva una impostazione e un modo di cantare
unici'. Al di là del successo - osserva - ''ha rappresentato il canto lirico
nel mondo più all' estero che in Italia, e questo è molto triste, ma è stato
anche persona generosissima. Non ha mai dimenticato le sue radici, veniva da
una famiglia molto povera e non ha mai smesso di fare beneficenza. Era un uomo
tra i più ricchi d' Italia e aiutava tutti''. Per il museo, che i familiari immaginano sulla falsariga di
quello dalla forte impronta digitale creato recentemente a Napoli per Caruso,
il materiale è già pronto, dagli 800 pannelli che descrivono l' artista anno
per anno con immagini, spartiti, biglietti e locandine degli spettacoli nei
templi del canto, articoli e recensioni di giornali, i telegrammi e gli omaggi
di personalità della politica internazionale e del mondo dello spettacolo - una
foto lo ritrae con la Regina Elisabetta, e New York gli conferì le chiavi della
città -, agli abiti di scena e gli oggetti che gli erano cari, come la cartella
di cuoio da cui non si separava mai. Il 30 novembre 2027 saranno 70 anni dalla sua morte, pensate
di celebrarlo in modo particolare? ''Vorremmo tanto. Ogni anno cerchiamo di
organizzare uno o due eventi. Il prossimo è in programma a Roma il 16 febbraio
al Teatro Ghione, per la seconda edizione del Premio. Non solo concerti, per il
futuro pensiamo anche a un concorso lirico''. Quale eredità ti ha lasciato il
bisnonno? ''Sono l'unica musicista della famiglia. Oltre che artistico, mi ha
trasmesso anche il DNA genetico visto che ho il suo stesso viso. Essere l'erede
di una figura tanto grande è un impegno che mi rende orgogliosa. Anche in
conservatorio tutti mi dicevano: 'Con il nome che porti non puoi sbagliare'. Ho
sempre risposto che mi piacerebbe tantissimo essere come lui per la passione e l'amore
in tutto quello che faceva''. Quale è il segreto della fortuna di Beniamino
Gigli? ''La sua voce, un dono di natura, ma soprattutto lo studio. Mio padre mi
raccontava sempre che il nonno non ha mai smesso di studiare fino al giorno
prima della sua morte. 'Se non studio un giorno - diceva - me ne accorgo io,
due giorni se ne accorge il mio maestro, al terzo giorno se ne accorgerà il
pubblico'. Nonostante il suo successo non ha mai saltato un giorno''.